Il mondo dei Cappelli

BOATER:

tipico cappello di paglia dalla cupola piatta e dritta, comunemente conosciuta nelle rispettive varianti italiana e francese come paglietta o canotier. Il suo utilizzo veniva spesso associato allo sport del canottaggio, come parte della divisa, al punto che spesso veniva chiamato anche cappello alla canottiera.

PILLBOX:

conosciuto anche come tamburello per la sua forma simile al noto strumento musicale, è un cappello classico femminile, piatto e senza tesa.

DEERSTALKER:

il cappello da investigatore, reso celebre dal personaggio di Sherlok Holmes, diffuso quasi esclusivamente nelle campagne del Regno Unito come cappello da caccia.

COCKTAIL:

è un piccolo copricapo femminile da giorno, stravagante, utilizzato per le occasioni ufficiali in sostituzione del cappello a tesa larga. Si presenta solitamente decorato con piume, fiocchi e velette.

COWBOY:

è un cappello associato all’abbigliamento del cowboy statunitense, ha la cupola incavata al centro e un’ampia falda rialzata ai lati. Il concetto di un cappello ad ampia falda utilizzato per cavalcare proviene principalmente dalla tradizione dei vaqueros messicani. Viene considerato particolarmente funzionale in quanto la sua ampiezza è in grado di proteggere tanto dal sole quanto dalla pioggia e in questo senso è ancora oggi utilizzato nell’ambito del lavoro.

TRILBY:

In origine destinato alle donne, deve infatti il suo nome alla protagonista di una commedia teatrale di fine Ottocento che, alla prima di un suo spettacolo, indossò un cappello con questa fattura. Il trilby ha una corona più corta, stretta e inclinata rispetto al fedora. Dagli anni Venti in poi divenne popolarissimo anche tra gli uomini. Fu molto utilizzato negli anni Sessanta per un motivo pratico: i tettucci delle auto erano bassi e lo spazio ridotto, occorreva quindi restringere anche il cappello! È a tutti gli effetti un cappello unisex.

CLOCHE:

cappello femminile a forma di campana da cui prende il nome, è associato alla moda degli anni ’20 e ’30, periodo della sua massima diffusione. Acquistati dall’Imperatrice d’Austria a Vienna e dalla Granduchessa di Toscana, i primi esemplari sono in paglia. Il Museo della Paglia e dell’Intreccio a Signa (Firenze) conserva una rarissima cloche – databile alla fine dell’Ottocento e chiamata Cappello della sovrana – realizzata con una treccia di paglia finissima rammagliata.

TRAPPER:

è il “colbacco”, chiamato in russo ušanka (ушанка). Si tratta di un copricapo di origine russa prevalentemente usato dai militari, ma diffuso anche tra i civili. Rivestito di pelliccia, ha una forma a tronco di cilindro con lunghe falde laterali per mantenere al caldo la testa e le orecchie. Il nome italiano colbacco deriva dal francese colback il quale a sua volta deriva dal turco kalpak (copricapo di pelliccia), per quanto in francese la parola colback designi il cappello militare alto di pelliccia come quello in dotazione ai Granatieri di Sardegna.

FEDORA:

è un cappello invernale di feltro soffice che è incavato nella sua lunghezza sotto la corona. Ha una cupola è a tronco di cono, pizzicottata nella parte anteriore da entrambe le parti, la tesa è di media larghezza. Il termine fedora entrò nell’uso a partire dal 1891. La parola deriva dal titolo di una sceneggiatura del 1882 di Victorien Sardou, scritta per Sarah Bernhardt. Sarah interpretava la principessa Fedora, l’eroina della commedia, indossando un cappello proprio con questa forma. È conosciuto impropriamente anche come Borsalino, dal momento che in realtà questo sarebbe il nome e marchio registrato dall’azienda italiana di abbigliamento Borsalino, alla quale va senz’altro riconosciuto il grande contribuito a rendere celebre questo modello di copricapo. Divenuto famoso anche e soprattutto per essere stato usato abitualmente da personaggi celebri, quali Al Capone, Federico Fellini, François Mitterrand, Humphrey Bogart, Harrison Ford, Dan Aykroyd, John Belushi nel film Blues Brothers e Robert Englund.

BASEBALL:

spesso associato alla disciplina sportiva da cui prende il nome, è un cappello casual in tessuto di cotone con ampia visiera curva o piatta e cupola rotonda. Spesso i berretti da baseball sono dotati sulla parte posteriore di un elastico o di un velcro, che serve ad adattare la misura del copricapo alla testa dell’indossatore. Lo stile attuale del berretto da baseball fu reso popolare dal giocatore Babe Ruth dei New York Yankees sul finire degli anni venti.

BERET:

comunemente chiamato anche “basco” è un copricapo di panno, sfornito di falde e visiera. Realizzato solitamente in maglia di lana, oppure in feltro. Utilizzato inizialmente in ambito militare, si è poi diffuso con successo anche come accessorio casual. Il basco divenne popolare tra i contadini dei Paesi Baschi, regione da cui, in italiano, ha preso tale nome, ed in cui è il copricapo tradizionale nazionale.

BEANIE:

Il più semplice e pratico dei copricapo invernali. Realizzato in lana, cashmere o altre fibre, tiene la testa ben al caldo fasciandola completamente. È noto anche come zuccotto, da non confondere però con lo zucchetto, che identifica invece la papalina che usano il papa (bianca), i cardinali (porpora) e i vescovi (viola). 

PANAMA:

Originario dell’Ecuador e tradizionalmente viene intrecciato a mano con fibre ricavate dalle foglie ancora tenere di una palma nana, detta in spagnolo palma toquilla. Questo copricapo porta il nome della città di Panama solamente perché quest’ultima è stata per secoli il suo principale scalo commerciale. Il processo di tessitura, a seconda della qualità, può richiedere da un giorno a otto mesi. Nel 2012 la tessitura tradizionale del Panama viene riconosciuta tra i Patrimoni orali e immateriali dell’umanità dell’Ecuador.

FASCINATOR:

è una via di mezzo tra un cappellino e un cerchietto per capelli. E’ considerato come il copricapo bon ton più alla moda, estroso, spesso decorato con fiori in tessuto, velette e piume.

TOQUE:

La toque, letteralmente tocco, è un termine che indica una tipologia di berretti, derivando dall’ancor più lontano termine la toque e cioè la lunga parrucca dei nobili di Spagna e Francia a partire dal XV secolo. Successivamente il termine passò a indicare berretti che soprattutto indicavano una carica, un titolo, una professione: ad esempio il tocco del giudice, oppure il tocco accademico, oppure ancora la Toque blanche, cioè il berretto da cuoco. Oggi il termine è passato invece a indicare il moderno berretto floscio invernale, noto anche come zuccotto, in lana, lavorato a mano o in fibre sintetiche, cui principale scopo è proteggere dal freddo.

BOWLER:

la classica bombetta, è un cappello di feltro rigido e bombato. Negli Usa è chiamato cappello derby, nome derivante dal conte Edward George Derby che lo indossava. La bombetta è stata indossata da molti attori che ne hanno fatto un tratto distintivo dei loro personaggi uno su tutti è Charlie Chaplin (Charlot).

HOMBURG:

Origini tedesche. Anche questo cappello è a prima vista molto simile ai primi due. Si chiama così perché Edoardo d’Inghilterra, figlio della regina Vittoria e futuro Edoardo VII, si trovava a Bad Homburg, in Germania, quando decise di farsi confezionare un nuovo cappello che, divenuto poi famoso, prese appunto il nome di quella località. Viene chiamato anche cappello “alla diplomatica”. In Italia lo conosciamo anche come lobbia legandolo a un altro avvenimento storico: Cristiano Lobbia fu un politico italiano vittima nel 1869 di un’aggressione nella quale l’aggressore gli ammaccò il cappello. Da allora il cappello ha una «ammaccatura» sulla corona che ne è diventata la caratteristica principale. Altro segno distintivo di questo copricapo è l’ala arricciata ai fianchi e rollata, un po’ come quella del cappello a cilindro. La cupola è floscia e morbida così da poterla piegare a mano.
 

BUCKET:

cappello in tessuto impermeabile comunemente conosciuto come pescatore.

NEWSBOY CAP:

è un cappello casual nato in Nord America alla fine dell’800, in lana morbida con visiera rigida. La corona è costituita da spicchi rifiniti in cima alla corona con un bottone. Lo stile era popolare in Europa e in Nord America tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo tra ragazzi e uomini adulti. Come suggerisce il nome, si tratta di un modello associato comunemente ai giornalisti.

KIPPAH:

La kippah o kippa  è il copricapo usato correntemente dagli Ebrei osservanti maschi obbligatoriamente nei luoghi di culto, anche se i più religiosi la indossano durante la vita quotidiana; è uso degli Ebrei osservanti coprire comunque il capo in segno di rispetto verso Dio, e a tale scopo un qualsiasi copricapo è adatto.

Chi ha inventato i cappelli? La loro storia ed origine

I cappelli sono essenzialmente una copertura per la testa e vengono indossati per molte ragioni diverse: moda, protezione dal sole, cerimonie o rituali e sono spesso diversi per donne e uomini. La prima rappresentazione di un essere umano con un copricapo è di 15 mila anni fa: alcuni graffiti in una caverna a Lussac-les-Châteaux (Francia) ne sono la testimonianza. In quel tempo era uno strumento di difesa contro pericoli, come ad esempio la caduta di sassi o di rami. Col passare del tempo, il copricapo divenne un simbolo; ne è un esempio il pileo, che per gli antichi Greci (ma anche nell’antica Illiria, Etruria e Pannonia) indicava l’appartenenza alle classi basse: in feltro o pelle, era usato da operai, pescatori e marinai (anche Ulisse, celebre personaggio della mitologia, veniva raffigurato col pileo). Nell’antica Roma, invece, era simbolo di libertà: veniva dato agli schiavi quando diventavano liberi. Ed ecco perché i berretti frigi erano chiamati berretti della libertà mentre venivano indossati durante la rivoluzione francese.

Berretto Frigio: chiamato berretto della libertà durante la rivoluzione francese.
L'antico copricapo greco Petasos
Bonaparte valica il Gran San Bernardo - Jacques-Louis David (1800-1803)

Il primo cappello con la falda aveva sempre di origini greche e fu il petaso, grazie a cui ci si poteva riparare dal sole: tipicamente indossato dai contadini e dai viaggiatori, era anche il copricapo di eroi come Teseo e Perseo e, con l’aggiunta di ali, del messaggero celeste Ermes (Mercurio).

Per tutto il Medioevo e oltre, si è utilizzato invece il cappuccio, spesso anche semplicemente una sciarpa o un lembo del mantello messo sulla testa. Verso la metà del 1400 nelle Fiandre comparve l’hennin, un cono allungato con un velo che scendeva dalla punta: fate e principesse delle fiabe vengono spesso rappresentate con questo copricapo che poteva raggiungere i 90 cm. Fu un accessorio di gran moda nei ceti sociali più alti per tutto il quattrocento tra Paesi Bassi, Francia settentrionale (Borgogna), parte dell’Inghilterra. Nello stesso periodo il cappello cominciò a diffondersi in Europa, tramite i re francesi Luigi XI e Carlo VIII, raffigurati con diversi copricapi preziosi. Ma fu solo dopo il 1500 che divenne un accessorio puramente decorativo e ne vennero prodotti di tutti i tipi: in velluto, seta e pelliccia di castoro, arricchiti con gemme, piume, veli…

Si racconta che a fine 1600 Luigi XIV di Francia, il Re Sole, fece addirittura incastonare un diamante da 35 carati sul suo copricapo: solo lui poteva indossare un cappello a corte e a tavola, gli altri erano obbligati a toglierlo in segno di rispetto. Luigi XIV estese anche l’uso del tricorno, prima portato solo da militari e marinai, noleggiandolo a chi voleva visitare la reggia di Versailles. Ad inizio del 1700 praticamente chiunque possedeva un tricorno, ampiamente diffuso anche tra le donne in versione più piccola da appoggiare in cima alle parrucche.

Durante la Rivoluzione francese (1789) i soldati passarono al bicorno o feluca, mentre i ribelli portavano cuffie coniche dalla punta arrotondata, rivisitazione del berretto frigio: introdotto nei primi secoli prima di Cristo dai popoli della Frigia (Anatolia), distingueva i “barbari” dagli antichi Greci. Divenne simbolo di libertà e rivoluzione, portato anche da Marianna, icona della Rivoluzione francese.

Il secolo d’oro del cappello è certamente l’Ottocento, quando fu inventato il cilindro, impresso nell’immaginario comune perché calzato anche dal presidente Usa Abraham Lincoln. Fu poi il celebre mago francese Comte, nel 1814, fu il primo che utilizzò questo modello nei suoi spettacoli e ci mise dentro un coniglio. Siccome questo copricapo occupava molto spazio, venne realizzato anche in versione pieghevole, il gibus, che grazie a un sistema di molle si poteva appiattire. In questi anni ci fu una vera e propria esplosione di nuovi stili, forme e materiali, soprattutto per i cappelli femminili, avvolti da fiocchi, nastri e piume, di raso, velluto, panno, crine, merletto, pelliccia o paglia. I più celebri erano il gainsborough con le sue grandi piume, ed il cabriolet allacciato sotto il mento con un nastro.

A inizio ‘900 eravamo all’apice del successo di questo accessorio, nessuno usciva di casa senza il cappello: per le donne se ne avevano di così grandi da non riuscire a camminare in due sullo stesso marciapiede; per gli uomini andava di moda il fedora (chiamato così perché un’attrice lo usò durante l’omonimo spettacolo), quello di Indiana Jones, in feltro e con una piega sulla cima, mentre la classe operaia calzava la bombetta, immortalata da Charlie Chaplin, o il newsboy.

Charlie Chaplin ed il suo celebre cappello
Inghilterra, 1600 (Dettaglio di un'incisione raffigurante i Gunpowder Plotters)

Il moderno berretto da baseball fu ideato nel 1940, ma un suo antenato apparve già nella seconda metà del 1800, indossato dai giocatori del Brooklyn Excelsior, a New York.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale le cose cambiarono e si cominciò a uscire anche senza cappello, un gesto impensabile sino ad allora. Questo straordinario accessorio però non ha mai smesso di essere usato: oltre a mantenere la sua originaria funzione protettiva, si vede ovunque, che sia lo zucchetto bianco sul capo di papa Francesco o un accessorio di moda sulle teste delle star del cinema. Il gesto di toglierselo è da sempre un segno di educazione e rispetto ed una forma cordiale di saluto: una testa senza cappello esprime l’assenza di qualsiasi minaccia.

Fonti: Enciclopedia Treccani, Focus Magazine